Lavoratori autonomi, FNSI scrive al ministro Nordio
La segretaria generale della FNSI, Alessandra Costante, ha inviato una lettera al ministro della Giustizia,
Carlo Nordio, per chiedere l'intervento del Guardasigilli al fine di sbloccare l'impasse creatasi sulla
questione della liquidazione giudiziale dei compensi per i giornalisti lavoratori autonomi.
"Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, nell'ormai remoto dicembre 2023, ha trasmesso ai Suoi
uffici una proposta - basata su documento tecnico elaborato dalla Federazione nazionale della Stampa
italiana - per la determinazione dei criteri per la liquidazione giudiziale dei compensi per la professione
giornalistica", rileva la Fnsi.
Pur consapevole della posizione assunta dal Ministero al riguardo, per il sindacato "risulta evidente che
le differenti peculiarità delle professioni rendono impossibile 'applicare analogicamente' ai giornalisti
parametri riferiti a tipologie e metodologie di lavoro intellettuale del tutto diverse". E pertanto, in
assenza di tali parametri, "allo stato, il giudice non dispone di criteri certi per stabilire i corrispettivi
dovuti giudizialmente al giornalista lavoratore autonomo".
Un vulnus che la Federazione nazionale della Stampa chiede di sanare, con un intervento diretto del
ministro Nordio, annunciato anche dalla presidente del Consiglio Meloni durante il consueto
appuntamento annuale con la stampa del 9 gennaio scorso, al fine di "poter sbloccare lo stallo che
condanna a paghe inique migliaia di giornalisti freelance i quali, in caso di azione giudiziale, non hanno
attualmente gli strumenti tecnico-legali per ottenere compensi realmente equi".
Per la segretaria generale Fnsi, "la lettera vuole ricordare al ministro Nordio che i giornalisti sono ancora
in attesa dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi presentati sulla scorta di una legge
della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I giornalisti - conclude Costante - sono lavoratori come gli
altri e, dopo 18 mesi, come tutti i cittadini italiani hanno diritto a risposte chiare".