La risposta di "Autonomia" a Siddi e Natale: "disponibili a trattare"
Caro segretario, caro presidente,
alla vostra lettera dell’11 gennaio, diretta a Giovanni Giacomini, con preghiera di diffusione a tutti gli iscritti, rispondono i quattro consiglieri professionali eletti nel consiglio direttivo del Sigim da 119 colleghi, cercando di interpretarne nel modo migliore pensiero e stato d’animo. A loro si aggiunge il consigliere nazionale per i collaboratori.
Questi colleghi, appena terminata la prima udienza davanti al giudice civile che sta esaminando la causa intentata da Autonomia e Solidarietà per l’esclusione dei suoi collaboratori dal nuovo direttivo Sigim, hanno chiesto, unanimemente, un intervento di mediazione al presidente della Fnsi.
Per mediazione, intendevamo un’iniziativa che – partendo da basi paritarie – avesse l’obiettivo di avvicinare le parti e – per quanto possibile – tentare di risolvere un problema.
Non ci sembra, però, che la proposta di mediazione da voi formulata contenesse “in egual misura e in modo simmetrico elementi difficili da accettare per l’una e l’altra parte”: in realtà si prevedeva:
Ci è sembrato, perciò, che ci fosse uno squilibrio nella proposta.
L’impressione è che non si sia compresa la reale percezione del problema: la necessità, da parte del gruppo dirigente uscente, che ha svolto per anni il suo servizio nell’associazione di stampa in armonia e senza problemi, di difendere legittimamente il proprio lavoro (e la stessa immagine del sindacato) a fronte di evidenti scorrettezze e vizi procedurali nel voto dell’ottobre scorso.
E’ naturale che la mancata soluzione di questi vizi procedurali abbia poi innescato un contenzioso che - non risolto in sede federale – si è poi necessariamente trasferito in altre sedi.
La querelle, tuttavia, non è strettamente legata alla figura del segretario (se Rossi avesse avuto realmente più voti, nessuno lo contesterebbe), bensì, al modo con il quale sono stati eletti i collaboratori, che ha evidentemente falsato il risultato complessivo.
Il tentativo di “mediazione” rischia di ottenere il risultato di penalizzare la dirigenza uscente.
Noi vogliamo difendere la dignità e il lavoro costruito con serietà e passione in questi anni. Desideriamo in tutti i modi evitare l’incancrenirsi del conflitto, nel quale siamo stati costretti a entrare. La soluzione deve essere, tuttavia, anch’essa dignitosa.
Chiediamo quindi al segretario e al presidente di confrontarsi, direttamente e in tempi stretti, con l’intero direttivo, aperto come consuetudine ai consiglieri nazionali marchigiani Fnsi, sulla possibilità di trovare una via d’uscita che ponga le premesse per un ripristino della legalità e anche di una serenità di vita sindacale.
Da parte nostra garantiamo di essere ampiamente disponibili a lavorare in questa direzione, ma chiediamo che siano anche accuratamente definite le condizioni per affrontare questa fase di transizione: condizioni che garantiscano una completa pariteticità di gestione, sia politico-sindacale, che amministrativa.
Siamo convinti che questa strada sia ancora percorribile.
Giovanni Giacomini
Vincenzo Varagona
Silvia Sinibaldi
Piergiorgio Severini
Nevio Lavagnoli
Ancona, 14 gennaio 2008
alla vostra lettera dell’11 gennaio, diretta a Giovanni Giacomini, con preghiera di diffusione a tutti gli iscritti, rispondono i quattro consiglieri professionali eletti nel consiglio direttivo del Sigim da 119 colleghi, cercando di interpretarne nel modo migliore pensiero e stato d’animo. A loro si aggiunge il consigliere nazionale per i collaboratori.
Questi colleghi, appena terminata la prima udienza davanti al giudice civile che sta esaminando la causa intentata da Autonomia e Solidarietà per l’esclusione dei suoi collaboratori dal nuovo direttivo Sigim, hanno chiesto, unanimemente, un intervento di mediazione al presidente della Fnsi.
Per mediazione, intendevamo un’iniziativa che – partendo da basi paritarie – avesse l’obiettivo di avvicinare le parti e – per quanto possibile – tentare di risolvere un problema.
Non ci sembra, però, che la proposta di mediazione da voi formulata contenesse “in egual misura e in modo simmetrico elementi difficili da accettare per l’una e l’altra parte”: in realtà si prevedeva:
- la segreteria a Giovanni Rossi (uno degli elementi del contenzioso)
- la vicesegreteria a Giovanni Giacomini (ma è incontestabile che “Autonomia” ha già i voti per eleggerlo a questa carica)
- il ritiro del ricorso (glissando completamente proprio sulle gravissime scorrettezze contestate).
- elezioni anticipate: è questo l’unico elemento ostico alla nostra controparte.
Ci è sembrato, perciò, che ci fosse uno squilibrio nella proposta.
L’impressione è che non si sia compresa la reale percezione del problema: la necessità, da parte del gruppo dirigente uscente, che ha svolto per anni il suo servizio nell’associazione di stampa in armonia e senza problemi, di difendere legittimamente il proprio lavoro (e la stessa immagine del sindacato) a fronte di evidenti scorrettezze e vizi procedurali nel voto dell’ottobre scorso.
E’ naturale che la mancata soluzione di questi vizi procedurali abbia poi innescato un contenzioso che - non risolto in sede federale – si è poi necessariamente trasferito in altre sedi.
La querelle, tuttavia, non è strettamente legata alla figura del segretario (se Rossi avesse avuto realmente più voti, nessuno lo contesterebbe), bensì, al modo con il quale sono stati eletti i collaboratori, che ha evidentemente falsato il risultato complessivo.
Il tentativo di “mediazione” rischia di ottenere il risultato di penalizzare la dirigenza uscente.
Noi vogliamo difendere la dignità e il lavoro costruito con serietà e passione in questi anni. Desideriamo in tutti i modi evitare l’incancrenirsi del conflitto, nel quale siamo stati costretti a entrare. La soluzione deve essere, tuttavia, anch’essa dignitosa.
Chiediamo quindi al segretario e al presidente di confrontarsi, direttamente e in tempi stretti, con l’intero direttivo, aperto come consuetudine ai consiglieri nazionali marchigiani Fnsi, sulla possibilità di trovare una via d’uscita che ponga le premesse per un ripristino della legalità e anche di una serenità di vita sindacale.
Da parte nostra garantiamo di essere ampiamente disponibili a lavorare in questa direzione, ma chiediamo che siano anche accuratamente definite le condizioni per affrontare questa fase di transizione: condizioni che garantiscano una completa pariteticità di gestione, sia politico-sindacale, che amministrativa.
Siamo convinti che questa strada sia ancora percorribile.
Giovanni Giacomini
Vincenzo Varagona
Silvia Sinibaldi
Piergiorgio Severini
Nevio Lavagnoli
Ancona, 14 gennaio 2008